(Columbia, 1967)
Figli, e allo stesso tempo padri, del movimento psichedelico inglese, i giovanissimi Pink Floyd, dopo alcune esperienze nei territori del Bbat, destabilizzano l’ambiente underground londinese con una serie di spettacoli che mescolano sonorità spaziali e giochi di luci, che infiammano lo stordito pubblico dei locali di tendenza tra i quali il famoso UFO. Sin dalle prime foto promozionali Roger Waters (basso, voce), Richard Wright (tastiere), Dave Mason (batteria) e l’ultimo arrivato Syd Barrett (chitarra, voce), sembrano proiettati in un sinuoso puzzle visivo e musicale dove Oriente e Occidente si fondono e si scontrano. L’album d’esordio è uno dei capolavori assoluti della musica pop moderna, un’altalena stralunata di sonorità rivoluzionarie che cancellano il concetto di canzone per trasmettere all’ascoltatore una sensazione avvolgente di note devianti a getto continuo. Responsabile assoluto di questo sconvolgimento è Syd Barrett, personaggio bizzarro e imprevedibile che ci consegna perle inestimabili quali Astronomy Dominè, Matilda, Mother e Interstellar Overdrive.
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